Desiderio
Più semplicemente, si producono dei simboli falsi, perché non sono più in connessione sana, positiva con un desiderio. Un desiderio in cui, se effettivamente individuato da una coscienza simbolica, è compresa la fondamentale disposizione a riconoscere l’altro e a fare un percorso di attraversamento verso di esso.
Matteo Cavalleri, 30.10.2010
I monumenti oggi possono, forse devono nascere in queste pieghe, essere pensate e funzionare come pieghe essi stessi. Attivare, modificare, ampliare modi di muoversi nello spazio, ossia metaforicamente nel mondo. Devono collegarsi, contribuire a una coscienza e ad un universo simbolico proprio nel momento della loro massima crisi, aiutando a individuare le dinamiche del desiderio che vi si legano. I monumenti dovrebbero poter dare testimonianza di questi desideri.
Matteo Cavalleri, 30.10.2010
Un simbolo crea un desiderio e un desiderio come una cosa fondamentale é riconoscere l’altro. Questo non è un conoscere ma un riconoscere che c’è qualcos’altro e non è un costruire sopra questo un simbolo che poi ritorna a rappresentare un'idea fissa che poi schiaccia l’altra; quindi ci si schiaccia a vicenda per motivi economici, politici, biologici etc.
Michele Fucich, Incontro di progetto II, 20.-22.12.2012
Oggi, una crisi pervasiva della dimensione normativa (quella del dover essere) si accompagna alla sterilizzazione dell’attitudine alla simbolizzazione (individuale e collettiva) corrispondente: mancano i simboli costitutivi di un progetto di civiltà (dalla dimensione politica a quella esistenziale a quella religiosa), e quindi, alla base, i desideri che questi simboli sono capaci di individuare e veicolare (formalizzare).
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
Un possibile esempio di questa barratura del desiderio è rintracciabile nella dichiarazione degli adolescenti sull’uso frequente della prostituzione, il loro “perché si fa prima”: l’inaridimento della sfera della simbolizzazione, che si esprime nel gesto del pagare disimpegnato (mentre è impegnativo gestire la relazione di avvicinamento e la seduzione), esprime l’incapacità di gestire l’incontro con l’altro, la sua intrinseca aleatorietà e imprevedibilità: l’insopportabilità di un suo possibile “no”. L’indebolita capacità di simbolizzazione, ovvero di creare un proprio mondo interno di significati la cui espressione sia desiderante e motivante, impedisce di formalizzare l’incontro con l’altro […].
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010