Il monumento ha bisogno di un'ambientazione per manifestarsi, indipendentemente dalla forma e dal tipo di sensorialità che attiva, e riguarda necessariamente una dimensione spaziale pubblica e condivisa dalla comunità. Un Monumento prende spazio, suggerisce presenza e una ricezione che abbia a che vedere con l’esperienza dello spazio, ma non deve semplicemente occupare, riempireuno preesistente. Un Monumento deve avere la capacità di aprire e modificare uno spazio o crearne uno nuovo; inoltre può influenzare, alterare l’esperienza abituale di questo o il modo di pensarlo e può crearne uno mentale. Può non essere statico, può trovarsi fisicamente in movimento.
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.2010
Sul piano concettuale un monumento nel/del presente e’ la concretizzazione la ra-ppresentazione sensibile di una o più idee, che possono sollevare piu domande che risposte. Egli sorge assieme alla sua idea di origine, ma può mutare assieme al mutare di questa. Può rappresentare e promuovere asimmetrie concettuali e complessità e quindi attivare la produzione di un discorso/diskurs, che comunque lascia spazio a interpretazioni aperte. E’ un campo di proiezione flessibile, sottoposto a possibili variazioni di queste stesse proiezioni.
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.10.2010
Sul piano sociale il monumento Intende promuovere emancipazione ed incontro. Intende ad agire contro i dispositivi di scoraggiamento.
Il monumento può polarizzare o dividere l’opinione pubblica, essere effetto e/o oggetto di negoziazione pubblica. Attende in ogni caso una reazione: deve stimolare una riflessione/ricezione ricezione attiva (dare a e da pensare).
Sul piano dell’azione e strategia formale il monumento può agire come un dispositivo (tra i dispositivi esiste la strategia del cavallo di Troia), esse stimola interazione, piuttosto che contemplazione. La modalità di apparizione di un monumento può subire mutamenti. Può avere mutamenti l’esperienza della sua percezione.
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.10.2010
Un monumento non necessita di una tragedia o una catastrofe. Non è necessariamente contro o per, o a qualcuno. Non dovrebbe essere veicolo di morale (nel senso di fare la morale). Include la storia di una comunità come elemento essenziale, ma non si limita ad uno sguardo e ad un riferimento al passato. Affonda le sue radici e le sue ragioni di esistenza nella storia di una comunità, ma crea consapevolmente uno spazio di pensiero per il presente e per il futuro. Nasce con l’intenzione di durare nel tempo, o di lasciare traccia nel tempo. La temporalità di un monumento è inoltreaperta, nel senso che con il passare del tempo esso, come simbolo o veicolo di simboli, può essere soggetto a mutamenti di interpretazione.
Settimana di ricerca, Fase 1, dicussioni di gruppo, 25.10.- 30.10.2010
Monuménto (ant. moniménto) s. m. [dal lat. monumentum «ricordo, monumento», der. di monere «ricordare»]. – 1. a. Segno che fu posto e rimane a ricordo di una persona o di un avvenimento:porre, erigere, costruire un monumento. In partic., opera di scultura, o di architettura decorativa, che si colloca nelle aree pubbliche a celebrazione di persone illustri o in memoria di avvenimenti gloriosi (m. onorarî, commemorativi; m. equestre a Garibaldi), oppure che sovrasta o contiene una tomba: m. funebre, sepolcrale; il monumento Vidi ove posa il corpo di quel grande […] (Foscolo). Anticam., sinon. di tomba, anche senza idea di pregio artistico: e viderlo già del monimento uscir fuori (Boccaccio). b. In senso più ampio, qualunque opera d’arte, spec. d’architettura o di scultura, che per il suo pregio d’arte e di storia, o per il suo significato, abbia speciale valore culturale, artistico, morale e sim. Per estens., opera d’arte figurativa, come cicli di affreschi o sculture parietali, o anche complessi ambientali quali giardini, sistemazioni urbanistiche e sim.; in questo sign. è usato spesso il plur.: guida dei m.; visita ai m. della città. Soprintendenza ai m., ufficio periferico del ministero della Pubblica Istruzione cui era affidata la tutela di monumenti d’interesse storico e artistico, sottoposti a particolari vincoli di legge, ora sostituito dalla Soprintendenza ai beni architettonici dipendente dal ministero dei Beni culturali e ambientali. M. nazionale, edificio o luogo che si collega alla storia patria o alla memoria di uomini illustri; nel linguaggio corrente, in senso fig., scherz. o iron., personaggio o istituzione che abbia fama ormai consacrata e intangibile, anche se non più potere decisivo sulla vita della nazione. c. Qualsiasi vestigio di civiltà ormai scomparse, talvolta anche di valore artistico assai limitato: m. egiziani, etruschi, dell’età della pietra. In storiografia, si usa distinguere talora tra monumento, inteso come testimonianza lasciata intenzionalmente alla posterità da una generazione o da un singolo individuo, e documento, come testimonianza involontaria. d. Per analogia, m. naturale, elemento ambientale, costituito da fenomeni geomorfologici, specie vegetali, ecc., di particolare rilievo dal punto di vista paesaggistico, scientifico, o anche storico. e. In similitudini, per esprimere impressioni di grandezza e imponenza […].
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Ma ho sempre creduto che si debbano scrivere esperienze di cooperazione fra gruppi linguistici al fine di costruire memoria condivisa; mentre ritengo assurdo costruire monumenti alla convivenza, perchè i monumenti nascono su spargimenti di sangue, anche se sono monumenti “alternativi”, come Guernica di Picasso.
Siegfried Baur, Stammtisch I, 27.10.2010
I monumenti sono storici e significativi, e non dovranno essere toccati, perchè stanno nel passaggio dei ricordi di quello che una comunità e una società hanno vissuto. Ma la stessa comunità ha davanti a sé un'apertura, un ulteriore passaggio per lo sviluppo, che riguarda sia architetti e l'urbanistica – arti “in cammino”, responsabili dell'espansione urbana – che l’arte più “statica” - quella che vuole occuparsi del monumento.
Artan Mullaymeri, Stammtisch II, 27.10.2010
Si deve finire, quindi, con questo sporco gioco del sentirsi offesi da una frase scolpita su un monumento. È un gioco che tradisce solo la debolezza della nostra identità, ed ancora peggio è l'entrare nell'esegesi di una frase in sè così assurda.
Christoph Franceschini, Stammtisch I, 25.10.2010
Secondo noi un monumento oggi ha comunque bisogno di un simbolo, o di fare ricorso a simboli. È esso stesso un veicolo simbolico e trasporta significati riguardanti in ogni caso una comunità. Si collega, in alcune sue caratteristiche di fondo, ai presupposti del monumento classico, con cui su altri piani rompe. Implica in ogni caso un forte collegamento con il presente e con il futuro di una collettività (si rimanda all’intervento di Matteo Cavalieri). Si situa a metà tra il funzionale (ha la funzione di affermare, di individuare dei significati legati ad una comunità) e il rituale (richiede una visibilità e una ricezione da parte di quest’ultima a partire dalla sua fondazione).
Forschungswoche, Phase 1, Gruppendiskussion, 25.10. – 30.10.2010
Il monumento, come il simbolo, implica e comunica al presente una memoria per il futuro. Può riferirsi a una genesi, a una fondazione, a una capacità o a un progetto riguardanti una collettività, può benissimo avere un rapporto - anche preciso o profondo - con la storia o con un’origine di questa. Ma questa storia o questa origine, per non essere ipostatizzate e divenire simboli vuoti, dovranno, in un monumento autentico, avere il rinnovato carattere di una meta da raggiungere: dovranno poter essere pensate come un progetto, una tensione in grado di sollecitare un nuovo attraversamento, un cammino. La meta è l’origine, chioserebbe Karl Kraus.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
Un monumento […] dovrebbe rappresentare, dare un corpo a quest’idea quasi essa fosse qualcosa che non c’è del tutto, o che in un certo senso non c’è ancora. Non perché non debba avere una sua forza e chiarezza, o non possa avere fondamenta in ciò che precede il presente: ma perché, ad ogni modo, essa richiede una tensione per essere ancora attraversata, per essere compiuta o raggiunta. Se anche si tratta di origine, dovrebbe essere un’origine che si scopre in un suo nuovo farsi.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
I monumenti oggi possono, forse devono, nascere in queste pieghe, devono essere pensati e funzionare come pieghe essi stessi, devono alterare il deserto della simbolizzazione, devono proporsi come momenti metariflessivi nei quali il soggetto si riscopre umano. Attivare, modificare, ampliare modi di muoversi nello spazio, ossia metaforicamente nel mondo. Devono collegarsi, contribuire a una coscienza e ad un universo simbolico proprio nel momento della loro massima crisi, aiutando a individuare le dinamiche del desiderio che vi si legano. I monumenti dovrebbero poter dare testimonianza di un desiderio che è, in primis, di riconoscimento e di pensiero.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
Il monumento è quindi increspatura nello spazio, è segnalazione che lì agisce un’attitudine alla simbolizzazione e, contemporaneamente, è stimolo alla produzione di coscienza simbolica. E’ punto nel quale si può guardare negli occhi il proprio tempo, si può essere contemporanei alla propria epoca e sostenerne un progetto di futuro. Per questo il monumento, anche quando ricorda un evento passato, è sempre un monumento al possibile. Altrimenti è di nuovo simbolo vuoto, è di nuovo catastrofe.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010