Topografie politiche Spazio urbano, cittadinanza, confini in Walter Benjamin e Jacques Derrida
Libro/Italiano
Dario Gentili
2009
Uno dei leit-motiv nell’interpretazione della globalizzazione riguarda il superamento della topografia tipica del Moderno e delle forme politiche che la caratterizzano, in particolare lo Stato-nazione e i suoi confini. Questo lavoro risale alle origini di tale topografia, quando le determinazioni topografiche avevano una diretta corrispondenza con quelle politiche e una consistenza materiale: risale alla conformazione spaziale della città antica e medioevale, ai suoi muri e alle sue porte. Segue, poi, passando per il cambio di paradigma spaziale che la concezione dello Stato di Bodin e Hobbes ha comportato, l’evolversi e il trasformarsi della topografia della città fino alla sua crisi e alla conformazione che assume oggi lo spazio urbano. È, pertanto, sulla scorta di tale itinerario che s’intende pensare la soggettività politico-giuridica del Moderno e la sua crisi, quella soggettività definita a sua volta dal confine, dal dentro/fuori, come indicano le sue configurazioni più radicali, il sovrano e lo straniero, e il loro rapporto costitutivo con l’istituzione della cittadinanza.
Sono Walter Benjamin e Jacques Derrida a fornire le categorie filosofiche per interpretare la trasformazione della topografia del Moderno e le sue ripercussioni sulla definizione della soggettività e sulla determinazione spaziale del potere. In un confronto che evidenzia tanto le affinità che le differenze, le topografie politiche di Benjamin e Derrida sono inoltre messe in relazione con quelle di autori che si collocano, rispetto alla spazialità del Moderno, sia all’interno (Schmitt) sia al di fuori (Kafka, Deleuze), sia, come Benjamin e Derrida, sulla soglia (Nancy).
Quelle: www.quodlibet.it