È una forma di organizzazione politica, esercitante il potere sovrano (ved. Potere) su un determinato territorio e sui soggetti a essa appartenenti. Allo s. afferiscono due concetti distinti: il popolo, stanziato su un territorio e organizzato intorno
a un potere centrale, e l’apparato statale (il potere sovrano), che detiene il monopolio legale della forza e impone il rispetto di norme specifiche nell’ambito di un territorio ben definito. Benché non sia possibile dare una definizione univoca alla nozione di s., la forma organizzativa che meglio ne rispecchia le suddette
caratteristiche è quella affermatasi storicamente in Europa agli inizi del XVI secolo con la nascita delle grandi monarchie assolute, anticamere dello “Stato moderno”. Tali monarchie prenderanno progressivamente il posto dei due poteri ecumenici
(Chiesa e impero) e della pluralità di autorità secolari divise (principati e signorie), fino alla sanzione definitiva di un sistema europeo di Stati, avvenuta con il trattato di Wesfalia nel 1648. Prima peculiarità dello s. moderno è il progressivo accentramento del potere e della territorialità dell’obbligazione politica. La concentrazione del potere su uno specifico territorio farà sì che lo s. acquisisca il monopolio dell’uso legittimo della forza tramite gli eserciti, gli apparati burocratici e i corpi di polizia. La definizione che Hobbes ne dà nel Leviatano (1651) è incentrata invece sull’idea di contratto: lo s. è un’organizzazione regolata da leggi, i cui poteri assoluti derivano dalla convenzione di un patto sociale e dalla funzione pratica di garante della pace e della sicurezza. Con la concezione ascendente del potere, che individua così nel popolo il soggetto originario della costituzione dello s., si afferma che la legalità dello stesso è vincolata alla rappresentanza dei diritti e degli interessi dei cittadini. L’evoluzione in senso costituzionale, ovvero la nascita dello “Stato di diritto”, verrà definitivamente sancita dalla Rivoluzione francese del 1789, e la democratizzazione dei vari processi storici porterà alla comparsa del cosiddetto “Stato sociale”, atto a garantire il benessere dei cittadini da cui gli derivano il consenso e la legittimazione. Tuttavia le dinamiche contemporanee della globalizzazione tendono a modificare e a sovvertire sempre più le logiche e le funzioni secolari dello Stato-nazione; gli sviluppi di un tale processo rimangono perciò
difficilmente prevedibili.eÈ una forma di organizzazione politica, esercitante il potere sovrano (ved. Potere) su un determinato territorio e sui soggetti a essa appartenenti. Allo s. afferiscono due concetti distinti: il popolo, stanziato su un territorio e organizzato intorno a un potere centrale, e l’apparato statale (il potere sovrano), che detiene il monopolio legale della forza e impone il rispetto di
norme specifiche nell’ambito di un territorio ben definito. Benché non sia possibile dare una definizione univoca alla nozione di s., la forma organizzativa che meglio ne rispecchia le suddette caratteristiche è quella affermatasi storicamente in Europa agli inizi del XVI secolo con la nascita delle grandi monarchie assolute, anticamere dello “Stato moderno”. Tali monarchie prenderanno progressivamente il posto dei due poteri ecumenici (Chiesa e impero) e della pluralità di autorità secolari divise (principati e signorie), fino alla sanzione definitiva di un sistema
europeo di Stati, avvenuta con il trattato di Wesfalia nel 1648. Prima peculiarità dello s. moderno è il progressivo accentramento del potere e della territorialità dell’obbligazione politica. La concentrazione del potere su uno specifico territorio
farà sì che lo s. acquisisca il monopolio dell’uso legittimo della forza tramite gli eserciti, gli apparati burocratici e i corpi di polizia. La definizione che Hobbes ne dà nel Leviatano (1651) è incentrata invece sull’idea di contratto: lo s. è un’organizzazione regolata da leggi, i cui poteri assoluti derivano dalla convenzione di un patto sociale e dalla funzione pratica di garante della pace e della sicurezza. Con la concezione ascendente del potere, che individua così nel popolo il soggetto originario della costituzione dello s., si afferma che la legalità dello stesso è vincolata alla rappresentanza dei diritti e degli interessi dei cittadini. L’evoluzione in senso costituzionale, ovvero la nascita dello “Stato di diritto”, verrà definitivamente sancita dalla Rivoluzione francese del 1789, e la democratizzazione dei vari processi storici porterà alla comparsa del cosiddetto “Stato sociale”, atto a garantire il benessere dei cittadini da cui gli derivano il consenso e la legittimazione. Tuttavia le dinamiche contemporanee della globalizzazione tendono a modificare e a sovvertire sempre più le logiche e le funzioni secolari dello Stato-nazione; gli sviluppi di un tale processo rimangono perciò difficilmente prevedibili.

J. Bodin, I sei libri dello Stato, UTET, Torino 1988-1997
T. Hobbes, Il Leviatano, 1651
M. Hardt e A. Negri, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, Rizzoli, Milano 2004
G. Poggi, Lo Stato. Natura, sviluppo, prospettive, Bologna, Il mulino 1992
C. Schmitt, Il nomos della terra, Milano, Adelphi 1991

Verlan, http://verlan.noblogs.org/, 31.5.2010