Symbolisches BewusstseinSymbolic awareness

«Anzi, la presenza di molti “simboli” si accompagna […] all’indebolimento della coscienza simbolica; in parte ne è una forma di compensazione, in parte può prosperare proprio a causa di questa debolezza. Ma, in assenza di un legame con una coscienza simbolica, il simbolo e i simboli si degradano e si corrompono, scadendo a mera e statica convenzionalità o scivolando nella collusione con la magia». (M. C. Bartolomei, La dimensione simbolica. Percorsi e saggi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2009, pp. 11-12.)

Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010

 

E’ forse Auschwitz il luogo, l’intorno della storia in cui il massimo della perdita - l’azzeramento assoluto e irrimediabile - di questa capacità e coscienza è avvenuto. Ma basti pensare ai regimi totalitari succedutisi successivamente, fino ai populismi democratici di oggi, per verificare i meccanismi di una stessa dinamica. Basti pensare alle pratiche del picchiare, dell’annientare un immigrato o il diverso (che senza coscienza simbolica non riconosco) secondo il “perché mi andava” o “per noia”.

Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010

 

Auschwitz è la massima dimostrazione del fatto che si possa vivere senza pensare (pensare è qui, arendtianamente, inteso diversamente dal conoscere, o dall’operare attività razionali. Auschwitz è infatti il prodotto di una estrema e lucida razionalità, dell’applicazione di chiare e robuste conoscenze): ossia nullificando ogni capacità e coscienza simbolica e ogni ricorso ad un’attitudine alla simbolizzazione. Tutto ciò si accompagna al fatto che nel Terzo Reich l’uso di simboli pervertiti (svuotati, prodotti ad hoc) è pervasivo e catastrofico.

Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010