Gegenwart / Present

Ma il buio non è l’assenza di luce e basta. E’ un prodotto di alcune nostre cellule. Il buio esiste. Essere contemporanei al proprio tempo significa quindi vederne il buio costitutivo. Parimenti l’astrofisica ci insegna come gli intervalli di buio che punteggiano il cielo e dividono una stella dall’altra, non sono altro che l’attesa di una luce che deve arrivare, quella di stelle lontanissime ( Cfr. G. Agamben, “Che cos’è il contemporaneo?”, in Id., Nudità, Nottetempo, Roma 2009, pp. 19 – 32.). Essere contemporanei significa quindi essere consapevoli di essere in attesa di qualcosa che non c’è ancora ma che è già qui, tramite l’anticipazione del suo buio. E’ essere in anticipo ad un incontro che non arriverà mai, ma di cui ne percepiamo il senso, l’idea. La contemporaneità è quindi una piega, certo, un’alterazione rispetto alla nostra facoltà normale di vedere e comprendere l’esterno, le cose. Tuttavia essa c’è, è parte costitutiva dell’uomo e della sua esperienza. E’ una situazione paradossale che proprio con il suo esserci apre, forse impone un’altra possibilità di pensiero, in un certo senso di desiderio. Un altro modo di vedere. E di desiderare.

Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010