Nell’ambito di ricerca che fa riferimento al pensiero di Michel Foucault, il termine indica un complesso che sta a specificare una vasta gamma di elementi finalizzati a indirizzare, limitare e regolare il comportamento dei soggetti. Un d. è quindi una complessa rete di elementi che il soggetto subisce e attraverso cui il soggetto stesso si costituisce e si può esprimere. Dispositivi sono gli apparati disciplinari descritti da Foucault stesso: il carcere o la confessione o il manicomio, per esempio, intesi come la connessione tra i diversi frammenti che li compongono. Si tratta di discorsi, architetture, leggi, eccetera.
M. Foucault, Le jeu de Michel Foucault (intervista pubblicata nel 1977), in Dits et écrits, a
cura di D.Defert e F.Ewald, Éditions Gallimard, Paris 1994
G. Agamben, Che cos’è un dispositivo?, Nottetempo, Roma 2006
I. Domanin, Agamben: Che cos’è un dispositivo? www.carmillaonline.com
Verlan, http://verlan.noblogs.org/, 31.5.2010
Helmut Heiss, appunto, Aprile 2011
Noi apparteniamo a dei dispositivi e agiamo in essi. La novità di un dispositivo rispetto a quelli precedenti la chiamiamo la sua attualità, la nostra attualità. Il nuovo è l’attuale. L’attuale non è ciò che siamo, ma piuttosto ciò che diveniamo, ciò che stiamo divenendo. Cioè l’altro, il nostro divenir altro. In ogni dispositivo bisogna distinguere ciò che siamo (ciò che non siamo già più) e ciò che stiamo divenendo.
Gilles Deleuze, Schizzofrenia e società. Testi e dialoghi dal 1975 al 1995, Francoforte 2005, S. 322-331