È certo fondamentale concepire la memoria come qualcosa che si costruisce assieme alla coscienza e alla cultura storica.
Giorgio Mezzalira, Stammtisch I, 25.10.2010
Ci sono in effetti tipi e sindromi di memoria diverse, differenziate. Dal punto di vista italiano si potrebbe inquadrare il tutto sotto una sindrome di post-colonialismo.
Siegfried Baur, Stammtisch I, 25.10.2010
È allora utile cercare di guardare la questione anche da ottiche più universali: la memoria è fissa? E poi: un monumento ha anche e soprattutto il potere di nascondere, di “escludere”.
Giorgio Mezzalira, Stammtisch I, 25.10.2010
Il monumento, come il simbolo, implica e comunica al presente una memoria per il futuro. Può riferirsi a una genesi, a una fondazione, a una capacità o a un progetto riguardanti una collettività, può benissimo avere un rapporto - anche preciso o profondo - con la storia o con un’origine di questa. Ma questa storia o questa origine, per non essere ipostatizzate e divenire simboli vuoti, dovranno, in un monumento autentico, avere il rinnovato carattere di una meta da raggiungere: dovranno poter essere pensate come un progetto, una tensione in grado di sollecitare un nuovo attraversamento, un cammino. La meta è l’origine, chioserebbe Karl Kraus.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
Levi stesso distingue (e connette) memoria e fantasia affermando come la sua fantasia, ancor prima che la sua memoria, fosse piena dei volti dei suoi compagni. La potenza del pensiero deriva dalla funzione dell’immaginazione. E quindi anche dall’attivazione di forme e di stili che sono in primo luogo dell’arte. Parimenti, la fantasia è necessaria alla memoria, in quanto quest’ultima deve continuamente inventarsi i modi per aprire nel presente uno spazio per il passato.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010
Il monumento è quindi increspatura nello spazio, è segnalazione che lì agisce un’attitudine alla simbolizzazione e, contemporaneamente, è stimolo alla produzione di coscienza simbolica. E’ punto nel quale si può guardare negli occhi il proprio tempo, si può essere contemporanei alla propria epoca e sostenerne un progetto di futuro. Per questo il monumento, anche quando ricorda un evento passato, è sempre un monumento al possibile. Altrimenti è di nuovo simbolo vuoto, è di nuovo catastrofe.
Matteo Cavalleri, intervento „Un monumento al possibile“, 30.10.2010